Tivoli, tra storia ed innesti contemporanei

Tivoli è una città che può vantare tre millenni di storia, un periodo di vita assai lungo che l’ha vista rinnovarsi più volte: in alcuni casi per necessità in altri per pura volontà di guardare al futuro. Anche in anni recenti Tivoli ha aggiunto al suo già ricco patrimonio storico-artistico elementi nuovi in grado di fondere la realtà contemporanea con la storia passata.

Gli “innesti contemporanei” si collocano lungo una immaginaria linea direttrice che da piazza Garibaldi attraversa il centro cittadino fino alla stazione ferroviaria al di là del fiume Aniene.

            Il primo “innesto contemporaneo” è individuabile nelle fontane di piazza Garibaldi costruite per colmare un vuoto venutosi a creare nel tessuto urbano durante la Seconda Guerra Mondiale. I bombardamenti anglo-americani del 1944 avevano, infatti, distrutto tre moderni edifici sul lato sud-est dell’attuale piazza; nel dopoguerra l’arch. Alfredo Scalpelli progettò la sistemazione dell’area prevedendo l’abbattimento degli edifici bombardati e l’ampliamento verso ovest sfruttando l’accumulo di macerie riversate tra il giardino Garibaldi e il Convitto Nazionale. Si venne così a creare una vasta zona pianeggiante sulla quale l’ing. Primo Boghi nel 1958 fece realizzare le tre fontane monumentali in travertino – una rettangolare al centro e due più piccole, rotonde, alle estremità – collocate in un’area delimitata da aiuole geometriche.

A poca distanza si trova un innesto più recente: l’Arco dei Padri Costituenti, opera di Arnaldo Pomodoro collocata al centro della piazza nel 2009 in occasione dei lavori di riqualificazione dell’area. L’arco, realizzato in bronzo e acciaio, segna lacontinuità territoriale tra l’anfiteatro di Bleso, la Rocca Pia e Villa d’Este, ponendosi come fluido passaggio tra luoghi eminenti di Tivoli. Proseguendo verso la Villa si incontra un ulteriore elemento contemporaneo: è la scultura-fontana, opera dell’artista Igor Mitoraj collocata nel 2008 a piazza Trento. L’opera, posta su un basamento rettangolare in corrispondenza di un avvallamento artificiale della pavimentazione, ha l’aspetto di un busto classico incompleto ed è stata oggetto di roventi polemiche sia perché di ostacolo alla celebrazione del rito dell’Inchinata (l’originaria centrale ubicazione impediva il transito della caratteristica processione) che per la sua apparente estraneità rispetto all’ambiente circostante.

            A chiudere il percorso si pone un moderno ponte che unisce la stazione ferroviaria al centro della città. Il ponte della Pace segna il passaggio sul fiume con tre campate ad arco e una lunga passerella in legno e acciaio; inaugurato nel 2002, la realizzazione del ponte ha permesso la risistemazione delle sponde del fiume organizzate secondo un sistema attrezzato di rampe e aiuole oltre che una passeggiata sull’argine che prende il nome di Lunganiene Impastato. È interessante notare che nella zona del ponte della Pace esisteva già in antichità un ponte romano, il cosiddetto ponte dei Sepolcri, i cui resti si possono osservare alla fine del bacino artificiale di San Giovanni a ridosso della diga di sbarramento e i due cunicoli gregoriani. Il rapporto tra antico e contemporaneo è, infatti, una costante che si ripete e che è in grado di rendere ancora più straordinaria questa città.

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