Villa Adriana destò l’attenzione Le Corbusier, primo architetto a dedicarle uno studio attento tra gli esponenti del Movimento moderno, corrente d’avanguardia che dopo la Prima Guerra Mondiale si propose di rinnovare in modo radicale l’urbanistica, l’architettura e il disegno industriale sotto l’aspetto economico, tecnico e sociale.
Le Corbusier visitò la residenza adrianea durante il voyage d’Orient iniziato nel 1911; per muoversi nella Villa seguì la guida di Karl Baedeker dell’Italia centrale e di Roma che proponeva un percorso di visita piuttosto simile a quello attuale. Nel corso della visita alla Villa, l’architetto svizzero effettuò trentasette disegni a matita delle rovine con didascalie sintetiche ma piuttosto acute che evidenziano il grande interesse che il complesso suscitò in lui.
L’influenza della Villa è evidente nella produzione successiva di Le Corbusierche seppe riprodurne le forme e il paesaggio in cui architettura e natura si fondono creando un’unità indissolubilmente. In particolare a colpire immaginazione di Le Corbusier è il fascio di luce che illumina e squarcia l’interno tenebrosodall’abside terminale del Serapeo, un effetto riprodotto nella Cappella di Notre Dame du Haut, realizzata a Ronchamp tra il 1950 e il 1955. L’influenza della Villa si può constatare anche nel suo progetto per il centro governativo di Chandigarh in India, dove la sequenza di volte massicce che si stagliano sul paesaggio ricorda alcuni schizzi eseguiti sull’edificio del Pretorio e la rozza tessitura del calcestruzzo grezzo evoca le murature dei vicini edifici termali. I nudi muri della Villa, privati del rivestimento e coperti dai rampicanti, nell’immaginario di Le Corbusier assumono una qualità organica che li lega alla terra; le superfici di calcestruzzo che l’architetto propone nei propri progetti, sono espressione di questa suggestione.
Agli occhi di Le Corbusier Villa Adriana è il luogo dove l’artificio e la natura si compenetrano, uno spazio in cui le forme dell’architettura appaiono come materializzazione della natura stessa. I resti della residenza adrianea colpirono l’immaginazione di Le Corbusier proprio nella loro essenza di rovine, forme quasi primigenie che sembravano rivelare l’essenza del processo costruttivo, elementi archetipi dell’architettura.