Dallo scorso maggio è allestita nel Palazzo della Missione di Tivoli, in piazza Campitelli la mostra “Lapis Tiburtinus. La lunga storia del travertino”, che rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2020 ( ingresso libero; aperta tutti i giorni tranne il lunedì, dalle 15 alle 18; la domenica anche la mattina dalle 10 alle 13) Promossa dal comune di Tivoli e curata da Maria Antonietta Tomei, consigliere del sindaco per i Musei civici e da Fabrizio Mariotti (Mariotti e figli Spa), la mostra può contare su un ampio catalogo (finanziato da Fabrizio Mariotti, curato da Maria Antonietta Tomei e da Roberto Borgia e pubblicato dalla società Tritype). L’esposizione sul travertino per la prima volta si estende ad occupare anche il secondo piano del Museo, dopo la conclusione dei lavori di restauro di recente terminati, ad opera del dipartimento VIII del Comune.
La mostra,realizzata con il patrocinio dell’Istituto autonomo Villa Adriana –Villa d’Este; della Soprintendenza dell’area metropolitana di Roma, provincia di Viterbo ed Etruria meridionale; della Società Tiburtina di Storia e d’Arte, ha avuto anche il supporto del Centro per la Valorizzazione del Travertino Romani, e di tanti cittadini e sostenitori del Museo, tra cui le sorelle Bernardini, i fratelli Pascucci, la Corniceria 90 di Vincenzo Conti, Carlo Bernoni e famiglia, che hanno messo a disposizione importanti materiali. Tutti conoscono il lapis Tiburtinus, ma non tutti conoscono le infinite opere realizzate con questa pietra che, come illustra la mostra, fu usata dall’età romana alla contemporaneità, dall’Italia al mondo intero.
Essendo il travertino una pietra da costruzione e non da scultura, la mostra è prevalentemente costituita da testi e da foto di monumenti, peraltro di notevole qualità, grazie a una squadra di eccellenti fotografi (Gianluca Filippi, Roberto Giagnoli, Raimondo Luciani), anche se non mancano alcuni pezzi scultorei molto importanti, tra i quali la bellissima Testa di Ikaro di Igor Mitoraj. Il percorso della mostra si sviluppa in senso diacronico, a partire dalla geologia del bacino delle Acque Albule per giungere ai primi impieghi nella Roma repubblicana e poi nella Roma dei Cesari (il Colosseo). Dopo l’oblio dell’epoca medievale si arriva alla risorgenza del Rinascimento e delle grandi realizzazioni della Roma barocca (San Pietro). Al declino segnato dal gusto neoclassico segue una nuova ascesa, quella vissuta nella Roma capitale dell’Italia unita (i muraglioni sul Tevere) e nella Roma del ventennio fascista (l’EUR). Pietra romana per eccellenza (“è la materia che più di ogni altra concorre a fissare il carattere di Roma”, secondo le parole dell’architetto Paolo Portoghesi), il travertino non ha perduto né smalto, né forza espressiva nell’architettura contemporanea. Al contrario, esso ha conosciuto un grande utilizzo in Europa, negli Stati Uniti e nel mondo arabo (il Getty Center a Los Angeles, la nuova moschea di Algeri, di cui in una sala del Museo viene esposta parte del fregio decorativo esterno con versetti del Corano).
La mostra, che evidenzia anche il rapporto che esso ha con la sua “città eponima”, Tibur, da cui deriva il nome lapis tiburtinus, non si rivolge solo agli “addetti ai lavori” e ai turisti, ma essere piuttosto uno strumento didattico, capace di parlare a un pubblico il più vasto possibile, agli alunni delle scuole, agli studiosi, agli appassionati di storia dell’industria. In particolare la mostra, che è frutto di un grande impegno scientifico e organizzativo, è rivolta ai tiburtini, perché si riapproprino, visitando le sale espositive, di una parte fondamentale della loro storia, fatta di straordinarie fatiche e di altrettanto straordinarie competenze (si veda la sala con gli attrezzi da lavoro e le foto degli operai in cava), che nel corso dei secoli è valsa a proiettare il nome di Tivoli nel mondo intero.
Tivoli, via della Carità, 1- Orari martedì-sabato ore 15-18. Domenica e festivi ore 10-13 e 15-18. Lunedì chiuso.
Per info tel. 0774 332793