La tecnologia come mai al centro delle dinamiche del turismo. Da sempre fondamentale per le sorti della travel industry, il tech “rischia” di diventare addirittura ago della bilancia per il comparto, colpito in maniera massiccia dalla pandemia e quindi assetato di ogni innovazione – piccola o grande – capace di far da volano alla ripresa.
A mettere in fila alcune delle principali tendenze, applicabili a tutta l’industria mondiale ma con alcuni topic che si rivelano particolarmente adatti a quella del turismo, è stata per ultima la società di tech e tracking degli investimenti CBInsights.
Secondo lo studio, la prima innovazione in senso tecnologico in pipeline riguarda, neanche tanto paradossalmente, le risorse umane e non i device: sta infatti nel futuro emergere di una nuova figura professionale, ovvero il “chief prepper officer“, figura a metà tra l’analista di dati aggregati e il “survivalista”, cioè colui che pianifica risposte adeguate a catastrofi, alluvioni, terremoti e altre sciagure. È infatti ormai evidente a tutti come nessuno avesse preconizzato l’impatto di una possibile emergenza sanitaria globale sul travel, e quindi le aziende più smart creeranno con ogni probabilità nei loro organigrammi figure di controllo e gestione dedicate all’analisi delle catene di fornitura, degli accordi di partnership e della gestione della clientela. Anche, e soprattutto, di fronte a scenari inediti o più banalmente imprevisti.
Altro aspetto che sarà molto impattante nei prossimi mesi è il rovescio della medaglia dei computer basati su tecnologie quantistiche. Se questi ultimi, da un lato, hanno ormai dimostrato la loro efficienza e le pressoché infinite potenzialità nel supportare il business, è altrettanto vero che un hacker con un’attrezzatura appena accettabile può oggi introdursi con relativa facilità in caselle e-mail, interazioni di e-commerce, pagamenti e altri record di un brand. Da qui la necessità di dotarsi – in tempi rapidi – di metodi di crittografia appropriati e aggiornati, come quelli appena sviluppati da giganti comeIbm e Microsoft.
E poi c’è il clubbing: l’ascesa di un social come Clubhouse è il chiaro indicatore che il ruolo delle reti private potrebbe andare ben oltre il mondo dei nerd e dei social-addicted. Naturalmente questo non significa – per le aziende del travel – abbandonare Facebook e altri social network semi-aperti: ma la nuova tendenza è quella di creare per gli utenti spazi per “incontrarsi” e discutere in ambienti protetti e “riservati”. Consentire ai clienti – ovvero ai viaggiatori – di riunirsi in tribù virtuali potrebbe insomma costituire quell’aspetto “comunitario” del prodotto (pre e post-utilizzo) per il quale molti brand hanno investito negli ultimi anni.
Capitolo smart city. La Silicon Valley californiana ha dominato per decenni lo sviluppo della tecnologia e dell’innovazione, nonostante l’emergere di hub tecnologici in altre città del mondo come Londra, Berlino, Tel Aviv… Ebbene, oggi le “città tecnologiche” stanno ripensando il concetto di hub dalle fondamenta, con un’enfasi particolare sulla costruzione di infrastrutture digitali, di trasporti e di accesso ai capitali che superano il concetto di luogo, inteso come spazio in cui accadono cose più o meno interessanti. Ciò avrà un profondo impatto sul mondo delle startup – scommette CBInsights – ma anche sui piani di ricerca e sviluppo delle aziende tecnologiche e del travel.
In ultimo, c’è la necessità di ripensare più in generale le funzioni degli spazi fisici: sebbene gran parte dell’attività di viaggio sia ormai “vissuta” in un ambiente digitale, gli utenti consumano il prodotto finale nella vita reale. I viaggiatori volano, guidano, soggiornano e sperimentano una destinazione di persona. Ma lo scoppio del coronavirus ha spostato il focus su cosa fare degli spazi fisici in un nuovo scenario. E se i protocolli sulla salute stanno avendo un impatto importante sul modo in cui i viaggiatori interagiscono con l’ambiente reale che sperimentano, i brand hanno l’occasione di ripensare a cos’altro possano “diventare” quelle aree. Un uso polivalente ed efficiente dello spazio (hotel come luoghi di co-working o attrazioni come centri di apprendimento, per esempio), guidato dalla tecnologia per facilitare e gestire l’interazione tra i diversi piani, potrebbe essere uno dei fattori chiave di una ripresa su basi più efficienti e più sostenibili.