L’acqua è un elemento versatile, multiforme che si manifesta in maniera diversa sulla terra sia nella natura sia nella storia. L’acqua dà luogo a differenti geografie e storie, modificando la sua consistenza, la sua essenza, la sua stessa valenza simbolica a seconda dei luoghi, dei tempi, delle influenze con altri fattori fisici e storici. In questa dimensione, una storia dell’acqua tende potenzialmente a coincidere con la storia stessa del luogo che implica un campo di indagine molto ampio e coinvolge aspetti sociali, religiosi e simbolici.
Interessante osservare come nel tempo e nello spazio l’acqua possa agire come potente fattore identitario, come elemento aggregante, materiale e simbolico, delle società, come indicatore decisivo della realtà e della rappresentazione dei diversi mondi in cui gli uomini si organizzano nelle varie epoche storiche. Quando si parla di acqua, è quindi necessario fare riferimento alla storia, infatti, lo sviluppo, la fortuna, la durata delle civiltà si basano sulla capacità, l’abilità, la pazienza, la fantasia nel recuperare, conservare, distribuire le acque. Si potrebbe scrivere la storia e la cultura di una popolo, la costruzione delle identità e delle forme sociali, proprio a partire dal rapporto con l’acqua, dal modo di controllarla, usarla, considerarla, dalle valenze religiose, simboliche, artistiche che essa assume di volta in volta. In breve, l’acqua è specchio riflesso, luogo di immagini e di costruzioni di una civiltà. L’acqua è un punto di connessione tra storia della natura e storia degli uomini.
Nel pensiero antico. L’acqua ha rappresentato non soltanto un elemento basilare e vitale, salvifico e terapeutico, ma anche un elemento di distruzione, di devastazione, di perdizione. Nella più antica dottrina e filosofia greca, Omero, Esiodo, Talete, Anassagora, finanche in Platone, l’acqua appare l’elemento primordiale dell’universo, l’arché, il principio, analogamente a quanto suggeriscono i miti sulle Origini mesopotamici. E se Pindaro afferma che il “bene più prezioso è l’acqua”; per Anassagora “tutto scorre, tutto è acqua”. Per contro, l’acqua può essere devastazione, disperazione, come scritto sulla Bibbia, per trasformarsi in iniziazione, purificazione, nuova vita.
Tivoli e la storia dell’acqua. Tivoli partecipa pienamente alla storia dell’acqua e segue le sue età se per esse intendiamo il legame vitale tra l’acqua e l’uomo. Un legame molto complesso, soprattutto nelle epoche passate. Dalle origini ai giorni nostri, l’uomo ha infatti progressivamente imparato a gestire le acque a proprio uso e consumo, un processo molto lento che può essere analizzato in tre epoche distinte:
la prima è il renge temporale compreso tra l’origine dell’uomo e la nascita del prime civiltà, un periodo lunghissimo, nel quale l’uomo è sempre stato dipendente dalle acque, dalla loro disponibilità, senza mai poterle controllare. Gli uomini primitivi si procuravano il cibo e l’acqua limitandosi a consumare le risorse naturali che trovavano; la seconda epoca è compresa tra la nascita delle prime civiltà e la fine del XIX secolo; la terza arriva ai giorni nostri.
Solamente negli ultimi tre millenni l’uomo è stato artefice di opere per controllare le acque: canali, dighe e acquedotti consentirono di passare gradualmente dalla fase di nomadismo alla stanzialità; la vita delle prime comunità nacque in prossimità dei grandi corsi d’acqua.
Tivoli possiede tracce di comunità del paleolitico superiore nelle grotte prospiscienti il fiume;
Tivoli come villaggio nasce grazie al guado di un fiume, si sviluppa su quel guado e sulla gestione del transito della via che lo attraversa.
Tivoli dimostra la potenza dell’homo tiburtinus, costruendo a sbalzo sul baratro del fiume alcuni dei suoi templi, dominando la forza della cascata.
Tivoli incanala le acque su arcate galoppanti verso la pianura e serve l’abitato oramai cresciuto. I suoi Templi sono dedicati a divinità acquatiche e sarà la Sibilla Albunea a profetizzare la nascita di Cristo e il nuovo corso della storia.
Ancora Tibur accoglierà Ville patrizie e quella imperiale di Publio Elio Adriano, imperatore architetto, usò l’acqua come elemento connotante per la sua Villa da otium costituita di ricordi fatti pietra, captati dai vari viaggi nelle Province dell’Impero, evidenziandone la simbologia, i giochi, il piacere estetico dei riflessi, la purificazione.
Nel Medioevo tiburtino, l’acqua sarà vitale per le attività meccaniche caratteristica che farà della Superba un polo commerciale per la produzione della carta de Tiburi, delle concerie, mulini e macine. Mentre in Duomo, l’acqua, che arrivava attraverso condotti sotterranei divenuta santa, battezzerà la comunità cristiana.
Ancora, sarà l’acqua a produrre musica, incanti di zampilli e angoli gorgoglianti nella Villa del Cardinale Estense che fece dei giardini della sua dimora a Tivoli il padre dei giardini d’acqua d’Europa.
E nell’Ottocento, Tivoli, dopo aver imbrigliato il fiume nella montagna, si distinguerà proprio grazie alla forza dell’acqua per innescare quelle turbine che per prime lanciarono luce a distanza.
Costituendo ancora oggi, risorsa di energia.
Concludendo. Ebbene se è vero che in prossimità dei grandi corsi d’acqua, nacque la vita sociale, e che l’acqua è un fattore che appartiene alla coscienza identitaria di un luogo, allora Tivoli è legittimata quale illustre città, proprio dai corsi e ricorsi dell’acqua. (Ilaria Morini)