Nel tempo in cui Giunone era adirata contro la stirpe tebana a causa di Semele, come dimostrò in due occasioni, Atamante divenne a tal punto pazzo che, vedendo la moglie che andava tenendo in braccio i due figli, uno per parte, gridò: «Tendiamo le reti, così che io possa catturare la leonessa e i leoncini»; e poi protese gli artigli spietati, prendendo uno dei due che si chiamava Learco, e lo fece roteare in aria e lo scaraventò contro un sasso; la moglie si annegò tenendo l’altro figlio. Ino con cui Dante apre il XXX canto dell’Inferno, dopo l’annegamento verrà salvata da Nettuno per intercessione di Venere sua protettrice e nel salvataggio acquisirà doti oracolari trasformandosi nella Sibilla Tiburtina. Episodio già narrato nelle Metamorfosi di Ovidio
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Una storia commovente che prosegue con altrettanta enfasi e solennità nelle parole di Svetonio, visto che sarà proprio la Sibilla Tiburtina a prevedere la futura nascita di Cristo nel dialogo con Augusto, che si era recato a Tivoli per chiedere ad Albunea se poteva farsi adorare come un Dio e fu qui che ebbe la rivelazione per voce della Sibilla, la quale indicando il cielo permise ad Augusto di vedere una Vergine con un Bimbo in braccio, che sarebbe nato sotto il suo regno e che a pieno titolo sarebbe stato il Re dei Re. Questa è l’immagine che campeggia in nella Sala di San Bernardino nel Palazzo Comunale tiburtino. Ma non basta. Di fronte a quella visione, la Sibilla consigliò ad Augusto di fare un sacrificio in onore di quel Bambino, Augusto ottemperò e, da primo dei pagàni fece il primo sacrificio in onore di Cristo, l’Ara di quel gesto, sempre secondo ciò che ci viene narrato nei secoli, è l’Ara Coeli conservata nella Basilica di Roma sul Campidoglio.
Una curiosità storica che intreccia storia, letteratura e arte, che ci riporta all’importanza di alcune figure mitologiche, esempio di sincretismo, che permettevano ai popoli di coniugare antico e moderno, fondendo e traghettando nel futuro valori di speranza, comunicazione. Ci piace pensare che i messaggi della Sibilla trascritti Libri Sibillini o gli oracoli tanto attesi fossero il frutto della sapienza di donne che trovandosi lungo assi di comunicazione importanti, divenivano custodi una sapienza somma, che poteva, in taluni casi essere scambiata per veggenza, che più propriamente potremmo far afferire ad una competenza di conservazione della conoscenza; pertanto, legittimamente la Sibilla Tiburtina è tra i Profeti e Sapienti dell’antichità. Non ci stupisce che anche il Sommo Poeta, bensì attraverso le vesti di Ino, l’abbia inserita nella Commedia, lasciando ai posteri un fil rouge da seguire per giungere a Tivoli. (Ilaria Morini)